Ti Amo, Mario Benedetti

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e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due.

M. Benedetti

 

Le tue mani sono la mia carezza,
i miei accordi quotidiani
ti amo perché le tue mani
si adoperano per la giustizia
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
i tuoi occhi sono il mio esorcismo
contro la cattiva giornata
ti amo per il tuo sguardo
che osserva e semina il futuro
la tua bocca che è tua e mia
la tua bocca che non si sbaglia
ti amo perché la tua bocca
sa incitare alla rivolta
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due
e per il tuo aspetto sincero
e il tuo passo vagabondo
e il tuo pianto per il mondo
perché sei popolo ti amo
e perché l’amore non è un’aureola
né l’ingenuo finale di una favola
e perché siamo una coppia
che sa di non essere sola
ti voglio nel mio paradiso
ossia quel paese
in cui la gente vive felice
anche senza permesso
se ti amo è perché sei
il mio amore la mia complice e tutto
e per la strada fianco a fianco
siamo molto più di due.

 

Mario Benedetti, Ti amo, da Pomas de otros, 1974

 

 

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Te quiero

 

Tus manos son mi caricia
mis acordes cotidianos
te quiero porque tus manos
trabajan por la justicia

si te quiero es porque sos
mi amor mi cómplice y todo
y en la calle codo a codo
somos mucho más que dos

tus ojos son mi conjuro
contra la mala jornada
te quiero por tu mirada
que mira y siembra futuro

tu boca que es tuya y mía
tu boca no se equivoca
te quiero porque tu boca
sabe gritar rebeldía

si te quiero es porque sos
mi amor mi cómplice y todo
y en la calle codo a codo
somos mucho más que dos

y por tu rostro sincero
y tu paso vagabundo
y tu llanto por el mundo
porque sos pueblo te quiero

y porque amor no es aureola
ni cándida moraleja
y porque somos pareja
que sabe que no está sola

te quiero en mi paraíso
es decir que en mi país
la gente viva feliz
aunque no tenga permiso

si te quiero es porque sos
mi amor mi cómplice y todo
y en la calle codo a codo
somos mucho más que dos.

Mario Benedetti da Poemas de otros

Sono forse io, Mirkka Rekola

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E una bruma minuta si alza sulla breve serata
dalle foglie degli alberi, dai volti,
a volte di anonima origine,
respiro sulla pelle della tua mano e dico:
così fa il vento quando gli piaci.

Mirkka Rekola

 

Sono forse io quegli elementi di cui mi servo?
Oggi dico no,
oggi, che ne sono prigioniera,
devo ripetere ancora una volta no.
Annuncio soltanto il fuoco: pronto è il giorno,
terra che in me brucia in questo modo.
Eri talmente a settentrione
che lo sguardo raggiunse l’orizzonte,
e l’unica parola che lasciai per te
mi infreddolì.
Qui per te sono il pegno del nulla
il flutto dismesso dal vento
e puoi guardare.
Il giorno accreditato come un bonifico
su un conto a me ignoto,
e talmente corporea mi sento
per quanto sia possibile in questa situazione.
Ogni notte procede affiancata al giorno
né prima, né dopo.
Come quel merlo corvino
canta di giorno, di notte.
E una bruma minuta si alza sulla breve serata
dalle foglie degli alberi, dai volti,
a volte di anonima origine,
respiro sulla pelle della tua mano e dico:
così fa il vento quando gli piaci.

Mirkka Rekola, da Siedo in questo treno lungo un viaggio (Joker, 2016),

trad. A. Parente

Città, J. Luis Borges

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e il tuo ricordo è come brace viva
che non lascio cadere
anche se mi brucia le mani

J. L. Borges

 

 

 

Insegne luminose strattonano la stanchezza.
Volgari schiamazzi
saccheggiano la quiete dell’anima.
Colori impetuosi
scalano le attonite facciate.
Dalle piazze rotte
traboccano copiose le distanze.
Il tramonto abbattuto
che si rannicchia oltre i sobborghi
è beffa d’ombre rovinate.
Io percorro le strade svigorito
dall’insolenza delle luci false
e il tuo ricordo è come brace viva
che non lascio cadere
anche se mi brucia le mani

Jorge Luis Borges, Fervore di Buenos Aires, 1923

 

Anuncios luminosos tironeando el cansancio.
Charras algarabías
entran a saco en la quietud del alma.
Colores impetuosos
escalan las atónitas fachadas.
De las plazas hendidas
rebosan ampliamente las distancias.
El ocaso arrasado
que se acurruca tras los arrabales
es escarnio de sombras despeñadas.
Yo atravieso las calles desalmado
por la insolencia de las luces falsas
y es tu recuerdo como un ascua viva
que nunca suelto
aunque me quema las manos.

Jorge Luis Borges, Fervor de Buenos Aires (Buenos Aires, Imprenta Serantes, 1923.)

Hai chiuso gli occhi, Giuseppe Ungaretti

Eugeny Kozhevnikov, Dream as Desire

 

Le tue mani si fanno come un soffio
d’inviolabili lontananze,
inafferrabili come le idee.

G. Ungaretti

 

Nasce una notte
piena di finte buche,
di suoni morti
come di sugheri
di reti calate nell’acqua.

Le tue mani si fanno come un soffio
d’inviolabili lontananze,
inafferrabili come le idee.

E l’equivoco della luna
e il dondolio, dolcissimi,
se vuoi posarmele sugli occhi,
toccano l’anima.

Sei la donna che passa
come una foglia.

E lasci agli alberi un fuoco d’autunno.

 

Giuseppe Ungaretti, Hai chiuso gli occhi

 

[Foto: Eugeny Kozhevnikov, Dream as Desire]

Ci provo a portarti in me, Chandra Livia Candiani

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ad A. F.

 

Ci provo a portarti in me,
nel mio pericolo,
nella mia impresa
di insensata emergenza.
Vedi, tutto può crollare,
qui. Le facce come le case,
sono cinema, sono cenere.
Ma ti tengo stretta
come polvere con il cielo,
consegno le nostre due
trasparenze all’aria calda
del dopo terremoto,
alle macerie che fumano quiete,
alla quiete di quando hai perso,
tutto. Sei chicco d’uva
di vigna grande,
sorriso
che abbandona adagio adagio,
ti tengo
sul palmo della mano
con delicata forza,
ti sostengo fino al cielo,
fino a casa.

Chandra Livia Candiani, (da La bambina pugile, Einaudi 2014)

[Foto: Anna O]

Il tuo più tenue sguardo, E.E. Cummings

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nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani.
E.E. Cummings
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Il tuo più tenue sguardo facilmente mi aprirà
benchè abbia chiuso me stesso come dita,
sempre mi apri petalo per petalo come la Primavera fa
(sfiorando abilmente, misteriosamente) la sua prima rosa o se il tuo desiderio sia chiudermi, io e
la mia vita ci chiuderemo di scatto meravigliosamente, improvvisamente,
come quando il cuore di questo fiore s’immagina
la neve scendere con cautela ovunque;
niente di tutto ciò che sperimenteremo in questo mondo è pari
alla forza della tua intensa delicatezza: la cui trama
mi costringe nel colore delle sue terre,
rendendo omaggio alla morte e per sempre ad ogni respiro(non so cosa sia in te che chiude
e apre; solo qualcosa mi dice
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani.”
E.E. Cummings, Il tuo più tenue sguardo
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Somewhere i have never travelled, gladly beyond
any experience,your eyes have their silence:
in your most frail gesture are things which enclose me,
or which i cannot touch because they are too near

your slightest look easily will unclose me
though i have closed myself as fingers,
you open always petal by petal myself as Spring open(touching skilfully,mysteriously)her first rose

or if your wish be to close me, i and
my life will shut very beautifully ,suddenly,
as when the heart of this flower imagines
the snow carefully everywhere descending;

nothing which we are to perceive in this world equals
the power of your intense fragility:whose texture
compels me with the color of its countries,
rendering death and forever with each breathing

(i do not know what it is about you that closes
and opens;only something in me understands
the voice of your eyes is deeper than all roses)
nobody,not even the rain,has such small hands.

E.E. Cummings, Somewhere

 

[Foto: Josephine Cardin]

Le mani di Elsa, Louis Aragon e The Spoils, Massive Attack

 

But I somehow slowly love you
And wanna keep you the same
Well, I somehow slowly know you

The Spoils, Massive Attack ft. Hope Sandoval

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Taccia il mondo per un attimo almeno

Louis Aragon

 

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Dammi le tue mani per l’inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch’io venga salvato.

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita

Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m’invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire

Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz’occhi specchio senza immagine
Questo fremito d’amore che non dice parole

Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D’una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d’insaputo saputo

Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s’addormenti
Ché la mia anima vi s’addormenti per l’eternità.

Louis Aragon, Le mani di Elsa

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Donne-moi tes mains pour l’inquiétude
Donne-moi tes mains dont j’ai tant rêvé
Dont j’ai tant rêvé dans ma solitude
Donne-moi tes mains que je sois sauvé

Lorsque je les prends à mon propre piège
De paume et de peur de hâte et d’émoi
Lorsque je les prends comme une eau de neige
Qui fuit de partout dans mes mains à moi

Sauras-tu jamais ce qui me traverse
Qui me bouleverse et qui m’envahit
Sauras-tu jamais ce qui me transperce
Ce que j’ai trahi quand j’ai tressailli

Ce que dit ainsi le profond langage
Ce parler muet de sens animaux
Sans bouche et sans yeux miroir sans image
Ce frémir d’aimer qui n’a pas de mots

Sauras-tu jamais ce que les doigts pensent
D’une proie entre eux un instant tenue
Sauras-tu jamais ce que leur silence
Un éclair aura connu d’inconnu

Donne-moi tes mains que mon coeur s’y forme
S’y taise le monde au moins un moment
Donne-moi tes mains que mon âme y dorme
Que mon âme y dorme éternellement.

Louis Aragon, Les mains d’Elsa

in un luogo che non ho mai raggiunto…E.E. Cummings

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(non so cos’è di te che chiude
e apre; solo qualcosa dentro di me comprende
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani.

E.E. Cummings

 

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In un luogo che non ho mai raggiunto coi miei viaggi, piacevolmente oltre
ogni esperienza, i tuoi occhi hanno il loro silenzio:
nel più debole dei tuoi gesti ci sono cose che mi rinchiudono,
o che non posso toccare perché troppo vicine

il tuo più tenue sguardo facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stesso come dita,
tu sempre mi apri petalo per petalo come la Primavera apre
(toccando accortamente, misteriosamente) la sua prima rosa

o se il tuo desiderio fosse quello di chiudermi, io e
la mia vita ci chiuderemmo con tanta bellezza, all’improvviso,
come quando il cuore di questo fiore immagina
la neve scendere piano su ogni cosa;

niente di ciò che avremo a vedere in questo mondo eguaglia
il potere della tua intensa fragilità: la sua trama
che mi costringe con il colore delle sue terre,
restituendo la morte e l’eternità ad ogni fiato

(non so cos’è di te che chiude
e apre; solo qualcosa dentro di me comprende
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, nemmeno la pioggia, ha così piccole mani.

 

E.E. Cummings

da https://isoccombenti.wordpress.com/
(interessante blog dedicato a “cinema, letteratura e altre scicchezze”)

[Foto: René Groebli]

Le Mani, Gabriele D’Annunzio

 

 

Noi sentimmo, cosí, che ne la frale
palma chiuder potevano esse un mondo
immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:

Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.

G. D’Annunzio

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Le mani de le donne che incontrammo
una volta, e nel sogno, e ne la vita:
oh quelle mani, Anima, quelle dita
che stringemmo una volta, che sfiorammo
con le labbra, e nel sogno, e ne la vita!

Fredde talune, fredde come cose
morte, di gelo (tutto era perduto);
o tepide, e parean come un velluto
che vivesse, parean come le rose:
– rose di qual giardino sconosciuto?

Ci lasciaron talune una fragranza
cosí tenace che per una intera
notte avemmo nel cuor la primavera;
e tanto auliva la solinga stanza
che foresta d’april non piú dolce era.

Da altre, cui forse ardeva il fuoco estremo
d’uno spirto (ove sei, piccola mano,
intangibile omai, che troppo piano
strinsi?), venne il rammarico supremo:
– Tu che m’avresti amato, e non in vano!

Da altre venne il desío, quel violento
fulmineo desío che ci percote
come una sferza; e imaginammo ignote
lussurie in un’alcova, un morir lento:
– per quella bocca aver le vene vuote!

Altre (o le stesse?) furono omicide:
meravigliose nel tramar l’inganno.
Tutti gli odor d’Arabia non potranno
addolcirle. – Bellissime ed infide,
quanti per voi baciare periranno!

Altre (o le stesse?), mani alabastrine
ma piú possenti di qualunque spira,
ci diedero un furor geloso, un’ira
folle; e pensammo di mozzarle al fine.
(Nel sogno sta la mutilata, e attira.

Nel sogno immobilmente eretta vive
l’atroce donna da le mani mozze.
E innanzi a lei rosseggiano due pozze
di sangue, e le mani entro ancora vive
sonvi, neppure d’una stilla sozze.)

Ma ben, pari a le mani di Maria,
altre furono come le ostie sante.
Brillò su l’anulare il diamante
ne’ gesti gravi de la liturgia?
E non mai tra’ capelli d’un amante.

Altre, quasi virili, che stringemmo
forte e a lungo, da noi ogni paura
fugarono, ogni passione oscura;
e anelammo a la Gloria, e in noi vedemmo
illuminarsi l’opera futura.

Altre ancora ci diedero un profondo
brivido, quello che non ha l’uguale.
Noi sentimmo, cosí, che ne la frale
palma chiuder potevano esse un mondo
immenso, e tutto il Bene e tutto il Male:

Anima, e tutto il Bene e tutto il Male.

 

Gabriele D’Annunzio, Le Mani (da Poema Paradisiaco)